venerdì 11 marzo 2011

L'ARRIVO DEI CORPI DALLO SPAZIO

Ero nel pieno della notte quando venni svegliato da dei rumori terrificanti provenire dall'esterno della mia abitazione.
Immerso nel buio aprii gli occhi e restai a fissare il vuoto tendendo le orecchie verso l'esterno dove immensi tonfi di case crollanti e di misteriosi oggetti volanti  regnavano indisturbati nelle tenebre. Dovetti tenere a bada il mio cuore che non la smetteva di sbattermi nel petto e di pulsare nelle tempie. Le gambe mi tremavano.
Navicelle spaziali dalla tipica forma circolare e con delle luci di una luminosità così pulita e così diversa da quella che siamo abituati a vedere che doveva appartenere a un qualcosa proveniente da chissà quali dimensioni o galassie a noi estranee. Erano proprio come venivano raffigurate, attraverso incisioni nei muri, dalle antiche popolazioni primordiali, che al loro tempo sembravano aver preso i primi contatti con nuovi esseri viventi. Fluttuavano nel cielo e cadevano su tutte le costruzioni emettendo suoni e fischi deliranti al limite dell'udibile simili ai suoni emessi dalle vecchie radio che trasmettevano frequenze senza segnale; sembrava che questi velivoli avessero perso il controllo,  imbizzarriti, come un cavallo che non riceve più ordini. La maggior parte prima di toccare terra sbattevano addosso alle case, come gli ubriachi che prima di  accasciarsi a terra dopo una lunga notte di bevute sbattono di qua e di là nei vicoli, altre più ordinatamente diminuendo la velocità e restando stabili toccavano leggermente terra.
Coloro che uscivano avevano un aspetto che mai si potrà raccontare o descrivere, mai occhi umani potranno guardare e restare calmi alla vista di quegli esseri così terribilmente diversi da noi che neanche qualche folle visionario potrebbe mai immaginare. La cosa strana è che dall'interno ne uscivano di varie tipologie. Ce ne erano di alti quasi come le case e smilzi, erano di un colore simile al viola scuro, la loro testa era seza occhi e all'altezza della bocca e del naso avevano decine di tentacoli. Sull retro della nuca, protetto da una protuberanza c'era un foro dal quale uscivano gemiti e gas che il nostro olfatto non poteva percepire.   Avevano braccia  simili agli umani e dita alternate a piccoli tentacoli, sul retro all'altezza delle spalle c'erano altri due tentacoli, più in sotto all'altezza delle natiche vi si trovavano ancora due tentacoli. I piedi erano enormi, robusti, ma senza dita. Questi erano i Feguier, e appena misero piede sulla terra incominciarono con inaudita forza a devastare tutto quello che incotravano. C'era chi squarciava i tetti, come un normale essere umano apre del tonno in scatola, e vi estraeva gli esseri umani e come fossero bambole di pezza gli strappavano gli arti o li sbattevano, con divertimento, contro i muri con voli interminabili.
Molto più simili all'uomo erano i Gremlins, alti poco meno di noi con teste che all'altezza delle tempie si allargavano come se avessero un pallone da rugby all'interno. Questi non toccavano neanche per terra, avevano capacità mentali altamente sviluppate che potevano compiere qualsiasi gesto solo con l'ausilio della mente. Erano loro che facevano volare ed esplodere cose e persone. La prima impressione è che potessero essere innoqui ma non appena si avvicinavano e avevano toccato gli umani alle tempie per aquisire informazioni per la sopravvivenza li uccidevano. Imprigionavano le donne in età fertile in gabbie invisibili, probabilmente erano in grado di creare campi magnetici localizzati in modo da non consentire il movimento della preda, per poi fecondarle artificialmente.

La gente scendeva nelle strade urlando disperatamente, c'erano donne che stringevano i loro bambini, chi con il fucile sparava a caso e chi con il fucile sterminava la famiglia prima di togliersi la vita,  c'era chi dormiva che si svegliava di soprassalto e moriva di crepa cuore, chi correva all'impazzata verso non-so-dove. Poi c'erano quelli che sapevano della loro discesa sulla terra e come dei prredicatori si avvicinavano in maniera amichevole emetteno lievi gemiti quasi volessero parlare a queste creature e mostrarsi loro amici, ma non ebbero modo di contattarli perchè vennero distrutti all'istante. Gli eserciti mondiali scendevano in campo, bombe cadevano dal cielo come pioggia, tonnellate di piombo si scaricavano sugli esseri venuti dallo spazio. I Gremlins con i loro poteri facevano eslodere aerei come fossero fuochi d'artificio, cambiavano la direzione delle bombe, lanciavano i carriarmato contro i plotoni.
Nessuno mai avreebbe raccontato sui libri di storia ciò che stava accadendo all'umanità, ne mai nessuno migliaia di anni più tardi avrebbe nemmeno potuto immaginare la fine dei loro predecessori.
Io nella mia camera sdraiato sotto le coperte fissando il buio, e con il cuiore che palpitava in gola, non so come facessi a vedere quelle cose sembrava quasi che una parte di me fosse all'esterno, non poteva essere tutto frutto della mia fantasia sovraeccitata. Decisi nell'oscurutà di estrarre dal cassetto la mia dose di morfina, infilai l'ago, estrassi la sostanza e me la iniettai in qualche parte del braccio per leninre la paura e per farla finita in modo dolce.
Tanto sapevo che nessuno mi avrebbe risparmiato.

Quando mi svegliai capii che non ero morto come pensavo. La mia camera era crollata da un lato. Mi alzai in pigiama stordito per vedere fuori. Non c'era piu nessuno. Solo sangue e cadaveri, gente che urlava dal dolore e cumuli di macerie.
Devono avermi risparmiato per via del fatto che la mia mente aveva smesso di funzionare a causa della mormina. Avevo smesso di trasmettere segnali che loro potevano captare. Andai in cucina e feci un giro di carta d'alluminio attorno alla mia testa e poi per sicurezza mi infilai uno scola pasta per ridurre il campo magnetico mentale.
Uscii scalzo e con il pigiama ancora, l'aria sapeva di elettrico, forse non si può neanche spiegare quell'odore, forse nessuno mai lo sentirà. Vidi i corpi dilaniati e gente che aveva perso la testa correre all'impazzata tra budella insanguinate e materia grigia ancora calda.
Non avevo niente da vedere. Non volevo vedere niente, nè avevo voglia di vedere quello squallore. Ritornai in camera passando prima dalla cucina dove presi della vodka, dal cassetto del mio tavolo da notte presi una decina di pastigli di Valium e le buttai giù con un goccetto. Presi un'altra dose di morfina e mi iniettai tutti, aria compresa. Non so se presi la vena, ma caddi in un sonno profondo.

Ora sono nella camera imbottita di un manicomio e ne sono passati di anni da quel giorno. Capisco da dietro le sbarre ciò che sta accadendo e capisco che non era stato solo un sogno. Quanto pagherei ora per avere almeno una dose di dolce morfina.


(sono a conoscenza che il testo è pieno di errori)

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